Mancano pochi giorni al 2 luglio: organizzatori, collaboratori, volontari e amici ciclisti sono pronti a dare vita a una Maratona, la trentaseiesima, piena di Umanité Sono sempre i numeri a dare sostanza a un evento, e anche la Maratona dles Dolomites – Enel giunta alla 36a edizione non sfugge a questa regola matematica. Ed eccoli qui in forma sintetica: gli iscritti sono 8000, di cui 4000 sorteggiati e 4000 derivanti da partecipanti di diritto mentre le richieste totali sono state 27000. Il peloton italiano comprende il 50% dei partecipanti, quello estero l’altro 50%; 75 le nazionalità presenti, di cui 37 non europee; la quota al femminile riguarda l’11% mentre i volontari che rendono possibile la Maratona sono 1500. I tre percorsi sono ormai un classico non solo della Maratona, ma del ciclismo in assoluto: la Maratona con 138 km e 4230 m di dislivello, il Medio con 106 km e 3130 m di dislivello e il Sellaronda con 55 km e 1780 m di dislivello.
Il fascino della corsa è nella mancanza assoluta di veicoli auto-motociclistici: le strade chiuse al traffico rendono la Maratona un’esperienza imperdibile per ogni appassionato di ciclismo. Del resto, pedalare sui passi dolomitici è come ripercorrere l’epica del ciclismo stesso e farlo nella massima libertà è qualcosa di inappagabile. Campolongo, Pordoi, Sella, Gardena, Giau, Falzarego e Valparola: un carosello magnifico da affrontare immersi nel silenzio e nello splendore di un paesaggio unico al mondo. E alla fine della corsa, il ricordo per ogni partecipante rimarrà indelebile. Anche la tappa regina del Giro d’Italia di quest’anno, quella del 26 maggio da Longarone alle Tre Cime di Lavaredo, ha portato i girini a percorrere quattro passi della Maratona, tra cui il mitico Giau, a conferma che la Maratona si corre sulle strade che hanno fatto e fanno la storia del ciclismo di ieri, di oggi e certo anche quello di domani. Andrea Etrari