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Speculavano sul prezzo delle mascherine: denunciati

Gli accertamenti della Guardia di Finanza hanno svelato i prezzi "gonfiati"

Nei giorni scorsi, la Guardia di finanza di Verona ha denunciato due persone perché, in
concorso tra loro, si sarebbero rese responsabili di «manovre speculative su merci» per aver
commercializzato 15 mila mascherine con un ricarico tra il 130 e il 400 per cento.
Più in dettaglio, i finanzieri della Compagnia di Legnago hanno segnalato alla Procura della
Repubblica presso il Tribunale ordinario di Verona (Sost. Proc. Silvia Facciotti) i due titolari
di un’attività commerciale operante nel legnaghese che da qualche settimana rifornivano di
mascherine le farmacie di quel territorio.
Le attività investigative hanno preso spunto da una mirata «analisi di rischio» rivolta a
individuare eventuali «elementi di criticità» tra i fornitori (cosiddetti «grossisti») delle farmacie
per i particolari dispositivi di protezione individuale in argomento.
Nel procedere a tali approfondimenti è emersa una ditta individuale [con sede a Minerbe
(VR)] che solo recentemente aveva intrapreso il commercio di mascherine e che aveva
notevolmente incrementato il proprio volume d’affari proprio grazie alle vendite effettuate
alle farmacie. Sul punto si consideri che nell’ultimo triennio la ditta individuale aveva
registrato un volume d’affari di circa 30 mila euro all’anno e la vendita di mascherine gliene
aveva fruttati 36 mila in qualche settimana.
Le indagini hanno permesso, in particolare, di appurare che la ditta individuale si era rifornita
da una società con sede a Brescia di due distinte forniture di mascherine. Nello specifico,
5.000 «KN95» (l’equivalente cinese dell’omologazione europea corrispondente al livello di
protezione FFP2) e 10.000 «mascherine chirurgiche». Le aveva rivendute a numerose
farmacie del basso veronese con un ricarico medio, per le prime, tra il 300 e il 400 per cento
e, per le seconde, tra il 130 e il 170 per cento.
Per la vendita delle mascherine, avvenuta nel periodo dal 25 marzo al 10 aprile u.s., la ditta
ha approfittato della particolare contingenza del mercato in pieno periodo di emergenza
epidemiologica da virus COVID-19.
L’ipotesi di reato è quella prevista e punita dall’art. 501 bis del codice penale («manovre
speculative su merci», reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da 516 euro a 25.822
euro).

La ricostruzione delle operazioni registrate nella contabilità della ditta individuale ha richiesto
l’approfondimento della determinazione di un ulteriore eventuale ricavo da vendita di
mascherine «in nero» per oltre 8 mila euro.

N. 112 mascherine ancora presenti in magazzino sono state sottoposte a sequestro e
saranno consegnate a chi si occupa dell’emergenza COVID-19.
Tale condotta (quantità di mascherine commercializzata e ricarico del prezzo praticato) ha
causato una evidente distorsione del mercato, influenzando il prezzo finale di vendita al
pubblico delle mascherine in maniera rilevante anche alla luce del numero di farmacie
interessate (15 in totale).
L’attività dei finanzieri della Compagnia di Legnago rientra tra quelle svolte a tutela della
cittadinanza e delle attività commerciali che onestamente operano sul mercato. Al riguardo,
si rammenta l’operazione di servizio svolta, nei giorni scorsi, dai militari della Compagnia di
Verona che, con l’intensificazione dei controlli sugli esercizi commerciali, farmacie e
parafarmacie, e grazie anche alla segnalazione di un cittadino che si era recato ad
acquistare delle mascherine, hanno individuato una farmacia del capoluogo che si era
approvvigionata di mascherine prive delle specifiche caratteristiche sanitarie per poterle
considerare DPI (dispositivo di protezione individuale) al prezzo di 10 centesimi l’una e
rivendendole poi al pubblico al prezzo di 10 euro l’una, ottenendo così un ricarico
assolutamente spropositato.
Il farmacista è stato denunciato dai finanzieri della Compagnia di Verona alla locale Procura
della Repubblica presso il Tribunale ordinario (Sost. Proc. Beatrice Zanotti) per la violazione
dell’art. 501 bis del codice penale.
In questo caso, i primi accertamenti svolti all’atto dell’intervento hanno consentito di
acclarare la vendita al pubblico di circa 150 mascherine.
Prosegue incessante l’attività investigativa delle Fiamme Gialle del Comando Provinciale di
Verona che attraverso mirate indagini contabili e finanziarie stanno ricostruendo i rapporti
economici della cosiddetta «filiera» relativa alla commercializzazione delle «mascherine»
per far luce sui comportamenti speculativi e sleali che, non solo alterano il mercato, ma,
soprattutto, sfruttano le contingenti difficoltà della cittadinanza per l’approvvigionamento di
materiale sanitario per fronteggiare la pandemia in atto.
Le operazioni condotte rappresentano l’attenzione rivolta dalle Fiamme Gialle a tutela
dell’ordine pubblico economico da quanti nel particolare momento tentano, senza alcun
scrupolo, iniziative commerciali a scapito della correttezza e credibilità del mercato.

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