CronacaEconomia

Crisi trasporto pubblico locale: l’aumento dei prezzi non basta

Con i costi dei carburanti fossili raddoppiati; il servizio (e con esso i costi operativi) tornato a regime ma con il numero di utenti ancora molto lontano dai livelli precovid, il rischio di tenuta dei conti per le aziende del Tpl è reale e attuale. In gioco c’è il futuro di un settore che conta circa 115 mila addetti su base nazionale, di cui circa 1.000 solo a Verona e provincia.

“La proposta di aumentare il costo del biglietto è iniqua e insufficiente. -denuncia Silvano Danieli, responsabile Trasporto pubblico locale della Filt Cgil Verona -Iniqua perché scarica il problema interamente sulle spalle dell’utenza, che sta vivendo un momento già complicato in termini di inflazione e perdita di potere d’acquisto. Insufficiente perché gli introiti da titoli di viaggio coprono appena il 35% dei costi di servizio mentre il restante 65% viene coperto dai fondi pubblici (attraverso il meccanismo dei rimborsi chilometrici) che non sono mai stati adeguati alle esigenze e che sono anch’essi fermi al 2012, esattamente come i titoli di viaggio”.

La situazione è paradossale: nel momento in cui ci sarebbe maggior bisogno di trasporto pubblico locale, anche per alleviare le nostre città dalla morsa dell’inquinamento e del traffico, il ricambio del parco mezzi languisce, i finanziamenti vengono negati e lo stesso lavoro dell’autista perde di attrattività.

“La lamentata mancanza di autisti del Sud emerge anche dal fatto che chi aveva vinto il concorso al Nord se n’è tornato nel territorio di origine scoraggiato dai bassi stipendi e dal sempre più alto costo della vita. – spiega Danieli – Attualmente il servizio viene coperto soltanto grazie agli straordinari e al prolungamento degli orari. Non è raro trovare orari di servizio che vanno oltre le 14 ore consecutive. Il numero straordinario di dimissioni volontarie a cui assistiamo in quest’ultimo periodo è figlio di queste criticità. Di fronte a questo momento di profonda criticità è necessario procedere al più presto con interventi strutturali, da parte delle istituzioni a partire dal Governo che dovrebbe indicizzare i contributi ai costi reali, ma anche da parte della Regione Veneto (che a differenza di altre regioni come Lombardia e Lazio non ha mai messo un euro sul Tpl) per prevedere le necessarie risorse aggiuntive per sostenere e rilanciare un settore a rischio di implosione, finanziaria e occupazionale. Bisogna risolvere una volta per tutte anche il continuo rimpallo di responsabilità da parte degli attori istituzionali sulla programmazione del tpl, mettendo fine al balletto gara o non gara, filobus o non filobus. Nel frattempo, infatti, il servizio di Tpl veronese viene prorogato di anno in anno rendendo impossibile al gestore una visione lungimirante ed impedendo cosi anche trattative sindacali a favore dei salari”.

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