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Roberta Gatani racconta lo zio Paolo Borsellino ai ragazzi di Legnago e Cerea

Incontri nelle scuole e con la cittadinanza in occasione de #lasettimanadiritta

Tra gli ospiti più attesi di #unasettimanadiritta, la prima edizione di una settimana che mette al centro i bambini e i loro diritti, in particolare il diritto all’espressione, e che vede protagonisti, grazie alla fondamentale organizzazione dell’Associazione “Nel segno di Anna”, i comuni di Legnago e Cerea, c’era senz’altro Roberta Gatani, la nipote del magistrato Paolo Borsellino che ha raccontato la vicenda dello zio e la realtà della “Casa di Paolo” che nel quartiere palermitano della Kalsa si occupa di dare un futuro migliore ai bambini e ragazzi che altrimenti sarebbero costretti ad abbandonare la scuola precocemente e rischierebbero di cadere nelle grinfie della mafia o della malavita.

L’autrice siciliana ha presentato in una ricca tre giorni di eventi il libro che ha dedicato allo zio Paolo e alla “sua” casa: “Cinquantasettegiorni. Ti porto con me alla casa di Paolo”. Martedì 21 novembre il primo appuntamento con il pubblico presso la Biblioteca Comunale Bellinato mentre mercoledì 22 Gatani ha incontrato prima gli studenti dell’Isis Minghetti (delle classi quinte AT, AAFM, SIA, CRIM, ALG, BLM e le quarte AT e LD) e poi gli alunni di terza secondaria di primo grado di Legnago 2, Don Bosco e Barbieri. Nel pomeriggio Roberta ha incontrato il pubblico di Cerea e infine giovedì 23 novembre gli studenti della scuola secondaria F.lli Sommariva di Cerea.

Nel corso di incontri davvero molto partecipati Gatani ha ripercorso la vicenda del giudice Paolo Borsellino, che fu ucciso in un barbaro attentato il 19 luglio del 1992 in via D’Amelio, 57 giorni dopo l’attentato di Capaci nel quale perì l’amico fraterno Falcone. Nel suo libro la nipote di Borsellino ripercorre in una progressione tambureggiante e drammatica questi 57 giorni, 57 giorni in cui il giudice avrebbe potuto essere salvato, o comunque protetto, ma che al contrario lo videro sempre più isolato ed abbandonato a se stesso anche dai superiori. 57 giorni che si concludono nella maniera più drammatica e con la misteriosa sparizione dell’agenda rossa nella quale Borsellino aveva annotato tutti gli ultimi sviluppi delle sue indagini sull’attentato di Capaci e sulle connessioni tra parti dello Stato e la mafia. Un libro nel quale però lo zio Paolo non muore perché continua a vivere nel sogno di Salvatore (fratello di Borsellino, ndr) che dal 2015 ha dato avvio al progetto della “Casa di Paolo”, un luogo storico nel centro di Palermo dove insieme a tanti volontari della società civile Roberta si prende cura delle nuove generazioni. Tra le pareti di quella che una volta era la Farmacia della famiglia Borsellino (gestita dai genitori del giudice) oggi vi è un luogo di cultura dove si celebra la vita, un punto di aggregazione fondamentale in un quartiere difficile come quello della Kalsa: una medicina contro la mafia e una carezza a tutti quei bambini che altrimenti non potrebbero sognare un futuro di legalità.

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