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Piatti e cibi come ponti tra culture: a Cerea la fratellanza si insegna con la cucina

In occasione della “Giornata della lingua madre”, le insegnanti della scuola dell’infanzia di San Vito di Cerea hanno organizzato un momento di incontro con i genitori dei bambini di 4 anni, coinvolti in un progetto sensoriale legato ai gusti e ai profumi del cibo, dal titolo “Il mio S-piatto preferito”. Per l’occasione ognuno di loro ha portato un piatto cucinato a casa propria, secondo la propria tradizione, e da condividere alla fine dell’evento.

Ospite d’onore della serata è stata Tracy Eboigboidin, vincitrice di Masterchef ed. 2022 che ha raccontato come il cibo sia una ricchezza e un punto di incontro tra i popoli.

«Il cibo è da sempre motivo di incontro in tutte le culture – ha raccontato durante la serata – e attraverso il cibo si scoprono le persone e ci si può raccontare. Questo è stato un po’ il mio segreto per vincere Masterchef: ho messo una parte di me in ogni piatto che ho realizzato, raccontando la mia storia: da dove vengo, dove sono cresciuta». E proprio la sua storia di vita le ha permesso di sbizzarrirsi in cucina contaminando la cucina mediterranea con un pizzico di tradizione culinaria nigeriana.

«Anche se sembra difficile da pensare – ha spiegato – ci sono tante similitudini tra le cucine di posti distanti fra loro. Tanti ingredienti sono comuni nelle ricette di piatti diffusi in diversi angoli del mondo. Tutto torna e tutto si ripete: spesso e volentieri il cibo abbatte le barriere senza che ci sia bisogno di parlare. E’ il caso per esempio dei tacos, il piatto tipico del Messico. In Nigeria abbiamo un piatto praticamente identico, cambia solo il tipo di cottura».

La sua partecipazione a Masterchef è arrivata un po’ per caso.«Grazie alla mia migliore amica, quella che mi ha iscritto a sorpresa. Senza di lei non avrei mai avuto il coraggio, mi ha dato la spinta giusta».

La passione per la cucina l’aveva sempre accompagnata anche se fino allo scorso anno era stata un po’ chiusa in un cassetto. «Mi sono avvicinata ai fornelli fin da bambina. In Nigeria, come in tanti Paesi africani, anche ai piccoli viene insegnato a cucinare per responsabilizzarsi e arrangiarsi. Una filosofia che accompagna tutta la vita nei paesi dell’Africa: i bambini di 10 anni per quello che hanno visto e vissuto è come ne avessero 25».

A iniziarla all’arte culinaria è stata la zia e negli anni Tracy ha sviluppato una vera e propria passione, soprattutto da quando è arrivata nel nostro paese. «Quando sono arrivata in Italia, il primo impatto è stato duro: oltre ad una nuova cultura ho dovuto conoscere nuovi sapori e una cucina del tutto diversa da quella del mio paese. La pasta e la pizza non sapevo nemmeno cosa fossero mentre ora non riesco a farne a meno. Non mi è mai mancata la curiosità, però, ed ogni volta che assaggiavo qualcosa di nuovo chiedevo sempre cosa ci fosse dentro», racconta. «Da lì, piano piano mi sono avvicinata alla cucina italiana. Il mio compagno è italiano e mi ha spronato ad assaggiare prodotti ai quali non ero abituata. Sperimentando, ho iniziato ad apprendere». La passione per la cucina, il lavoro e la sua fantasia hanno fatto il resto. A Masterchef  ha sorpreso i giudici proprio grazie alle contaminazioni tra diverse “culture culinarie”. «Li ho sorpresi cucinando, per esempio, il fegato che è un piatto tipico sia della cucina veronese e sia di quella Nigeriana. Per loro è stata una grande sorpresa che avessi eseguito così bene quel piatto: “Ma io sono veronese!” – gli ho risposto».

Grazie alla vittoria Tracy questa estate ha potuto tornare nel suo paese, invitata dall’ambasciata italiana quale ambasciatrice del cibo italiano. «E’ stata una bellissima occasione per me di tornare nel mio paese – ha raccontato – per poter riassaporare i gusti della mia infanzia ed è bello poter dire che fosse tutto come me lo ricordavo. Per una settimana ho mangiato solo piatti della tradizione del mio Paese, sapori che mi sono molto mancati in questi anni in Italia».

Nel nostro paese ha appreso però una lezione importante. «Qui ho capito che non si mangia solo per fame, ma anche per il piacere di mangiare qualcosa. Ogni volta che mangio c’è qualcosa di magico, sono felice. E la stessa cosa accade anche quando cucino: perché racconto agli altri qualcosa di me. Ogni volta che cucino mi do da fare, faccio di tutto per far stare bene i miei ospiti, mi emoziono e osservo le loro facce per capire cosa provano. Perché il cibo è condivisione, e abbatte le barriere anche tra persone che vengono da paesi diversi».

Alle docenti della scuola dell’Infanzia è arrivato anche il plauso del direttore del Cestim Matteo Danese:

“Vi ringrazio a nome di tutto il Cestim per la bella iniziativa che avete organizzato anche quest’anno per la Giornata della Lingua Madre. È un segno dell’attenzione che la vostra comunità scolastica ripone all’inclusione di tutti gli alunni e tutte le alunne e alla valorizzazione delle differenze che li caratterizzano. Differenze che, grazie al lavoro della scuola, possono diventare PONTI che uniscono e non muri che dividono.

Complimenti per la bella iniziativa sulle storie e le parole dei cibi e per la grande partecipazione da parte di scuola e famiglie”.

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