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Discarica di Sorgà, Rottami Metalli Italia: attesa l’udienza al TAR per la trattazione di merito del progetto

Attesa per l’udienza sulla discarica di Sorgà. Giovedì 7 dicembre si terrà al TAR per il Veneto la discussione di merito sui ricorsi proposti dal Comune di Sorgà contro la realizzazione della discarica di rifiuti speciali non pericolosi “car fluff” nella località De Morta del medesimo Comune.

Il progetto dell’impianto, autorizzato dalla Regione Veneto nello scorso gennaio, è stato presentato dalla Rottami Metalli Italia (RMI), che a luglio di quest’anno ha cambiato proprietà

Rottami Metalli Italia è entrata a far parte del Gruppo RMB Spa di Polpenazze del Garda, in provincia di Brescia, specializzato nel recupero e nella valorizzazione di metalli ferrosi e non ferrosi da ormai diversi decenni.

“Siamo in attesa della discussione e successiva decisione del TAR per il Veneto. Il Gruppo RMB Spa è subentrato nella proprietà di Rottami Metalli Italia a luglio. Abbiamo fatto esaminare il progetto autorizzato a professionisti e ad accademici di chiara fama, in particolare per le tematiche relative a geologia, idrogeologia e viabilità. I tecnici hanno restituito solo pareri positivi circa gli elaborati progettuali prodotti, confermando quindi la bontà dell’operato dei tecnici della Regione del Veneto determinatasi con le autorizzazioni rilasciate l’11 gennaio scorso“, precisa l’Amministratore delegato di Rottami Metalli Italia Camillo Pilati che aggiunge “Come già più volte dichiarato e scritto ribadisco che la nostra società è disponibile a incontrare le Amministrazioni Provinciali e Comunali e la cittadinanza per illustrare il progetto della discarica e le attività del Gruppo industriale di cui facciamo parte“.

RMB è attiva dal 1981 per recuperare nuove materie dai rifiuti nel totale rispetto dell’ambiente, come dimostrano le numerose certificazioni ottenute. Nel panorama industriale europeo il Gruppo RMB è una delle principali piattaforme polifunzionali per il trattamento, finalizzato al recupero, di rifiuti speciali, pericolosi e non pericolosi.

Tuttavia non tutti i rifiuti sono riciclabili o riutilizzabili al 100%.

Nello specifico, l’attività di frantumazione dei veicoli fuori uso genera:

–       66-70% di ferro

–       2-4% di alluminio

–       2-4% altri metalli

–       4-6% plastica da avviare al recupero di materia formata da PE-polietilene, PP-polipropilene, PS – ABS – Polistirene

–       6-8% plastica e gomma idonea per essere utilizzata nel recupero energetico

–       15-20% frazioni di scarto non altrimenti recuperabili da avviare a smaltimento in discarica perché allo stato attuale non esistono sistemi industriali, impianti consolidati e un’industria del riciclo e del riutilizzo capace di impiegare questa frazione residuale.

Non esiste economia circolare senza uno smaltimento controllato – aggiunge Pilati – e al momento non è possibile riciclare o riutilizzare ogni frazione prodotta dal circuito della frantumazione dei veicoli fuori uso. È però fondamentale evidenziare che oggi, grazie agli investimenti in ricerca e nella sperimentazione tecnologica, la percentuale di frazioni non recuperabili si attesta intorno al 15-20%, mentre, dieci anni fa, la percentuale di materiali non recuperati era del 30-35%. Dunque, è logico prevedere che nei prossimi anni la percentuale di materiali recuperati e riutilizzati si abbasserà ulteriormente in virtù di nuovi progetti di ricerca e sperimentazione già in corso, finanziati e sviluppati da aziende tra cui RMB, con Università italiane e laboratori privati“.

Anche il Ministero della Transizione Ecologica, rispondendo il 13.04.2021 a una interrogazione parlamentare avente ad oggetto le iniziative per evitare il conferimento in discarica di car fluff,  ha evidenziato come la carenze di impianti impediscono di migliorare il riciclo del “car fluff” ribadendo che al momento le uniche alternative possibili per il destino di questi rifiuti sono la discarica o l’export fuori dall’Italia per l’uso come combustibile.

“Noi crediamo – conclude Pilati – che le discariche come quella di Sorgà possano anche essere pensate come un deposito di materia che in un futuro prossimo potrà essere recuperata e riutilizzata in nuovi processi industriali, grazie a tecnologie, impianti e macchine frutto dei progetti di ricerca ora in itinere”.

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