IDENTITÀ IMPROBABILI. EMANUELA FIORELLI E PAOLO RADI
«La trasformazione è data dall’unione di materiali diversi che, insieme, si completano ed evocano il passaggio da un luogo all’altro, da un tempo a un altro tempo». Racchiude questo “Identità Improbabili” l’esposizione – organizzata da “FerrarinArte” e curata da Giovanni Granzotto – degli artisti Emanuela Fiorelli e Paolo Radi che verrà inaugurata sabato 14 aprile alle ore 18.00, presso la galleria FerrarinArte, dopo la recente esposizione presso i Musei di San Salvatore in Lauro, Roma.
Due artisti diversi, che però si completano, due raffigurazioni opposte che però si toccano, due artisti da sempre impegnati nel dare forma al rapporto tra l’uomo e lo spazio, inteso non solo dal punto di vista geometrico e concettuale, ma anche corporeo e percettivo.
Nelle opere dell’una la razionalità si sensibilizza, in quelle dell’altro la luce diventa armonia del visibile. Entrambi sono però accomunati da una ricerca che si interroga su ciò che appare e ciò che traspare. Gli artisti obbligano infatti gli spettatori ad avvicinarsi e a retrocedere dalle opere, “costringendoli” a cambiare di continuo il punto di vista, mettendo alla prova la propria percezione.
Il taglio è anche il protagonista delle ultime opere della Fiorelli che, come scrive lei stessa, «sono sottrazioni alla continuità, confine che delinea un’apertura all’altrove».
Sarà inoltre presentata “da 1848 a infinito”, la nuova performance del gruppo Cappellani_Di Rienzo_Fiorelli. Il gruppo nasce nel 2012 (In-tensioni reciproche; Ad alta tensione) con l’idea di sperimentare il principio poietico della tensione attraverso una partitura a più livelli espressivi, dove l’installazione con le corde elastiche (Emanuela Fiorelli), le proiezioni grafiche e fotografiche (Massimo Cappellani) e la danza (Katia Di Rienzo) possono produrre un nuovo equilibrio estetico tra gestuale, visuale, architettonico e installativo. Si tratta di una ricerca artistica che incrocia visivo e performativo in una esplorazione delle diverse forme della tensione da quella oggettiva, sociale, a quella soggettiva, personale, ricreando lo spazio percettivo nel nesso ‘installazione-gesto-immagine-movimento’.
Da 1848 a infinito è la fase 1.0 di un lavoro in progress che vuole mostrare ‘la tensione tra’ e ‘l’intensità di’ due forme di infinito: geometrico-matematico e politico-esistenziale, due possibili infiniti che incontrano il concetto di limite. Milleottocentoquarantotto metri di filo compongono la struttura elastica che disegna il simbolo matematico dell’infinito – ∞ – dove il corpo attraversa i limiti dello spazio a partire da cui produrre nuove forme; al tempo stesso, 1848 è anche una data storica, dove la costruzione dell’immagine vuole fare della poetica visuale una politica visiva, richiamando una dialettica storica in grado di ‘rivoluzionare’ il presente. Un particolare ringraziamento alla preziosa collaborazione di Mauro Vitturini che ha realizzato la struttura in metallo.
Maggiori info su: http://www.ferrarinarte.it/