Omaggio ad Enrico Nascimbeni: giornalista, poeta e cantautore
Dagli archivi de la mia Bassa Suona il Rock
LA VITA E LA CARRIERA NEL GIORNALISMO
La sua pagina social si apre con «Ora Enrico è un aquilone». Così viene data dalla moglie la notizia della scomparsa di Enrico Nascimbeni (nato il 20 novembre 1959), cantautore, scrittore, poeta e giornalista originario di Sanguinetto, figlio di Giulio Nascimbeni, giornalista e scrittore, tra le maggiori personalità della cultura italiana del ‘900. Enrico è morto l’11 giugno a Milano, dove viveva da qualche anno, dopo mesi divisi tra casa e ospedale, a causa di complicazioni cardiache. L’artista-cronista veronese «Ha scelto di sbagliare» le parole sono sue «assieme a quella grande umanità composta di amori, affetti, amicizie, poesie, canzoni».
Laureato in Lettere Moderne e in Filosofia, Nascimbeni ha avuto diverse vite artistiche e lavorative, intervallando le sue attività tra il mondo della canzone italiana e quella del giornalismo.
Nella sua carriera giornalistica ha collaborato per diversi quotidiani come reporter di cronaca per Corriere della Sera, Il Giorno, L’Arena, L’Indipendente e come inviato speciale per Studio Aperto seguendo l’inchiesta di Mani Pulite e vedendo guerre e conflitti internazionali con i propri occhi (Sarajevo, Libano, Afghanistan).
Era sempre in prima linea contro le derive xenofobe e violente e si vantava – tanto orgogliosamente quanto goliardicamente – di essere mezzo rom, mezzo ebreo, mezzo vecchio comunista, e tanti altri “mezzi” che, aritmeticamente, facevano in totale “parecchi” – veri artisti folli, giornalisti, musicisti, poeti. Ed Enrico – per chi lo ha conosciuto – lo era davvero, tutti questi uomini interi.
LA CARRIERA NEL MONDO MUSICALE
Dal 1979 al 2011 ha pubblicato dieci dischi, con veri riconoscimenti di pubblico e critica, aggiudicandosi il Premio Tenco nell’edizione del 2003 per il brano “L’ultima notte di un vecchio sporcaccione” interpretata con Vecchioni, un Disco d’Oro e un Disco di Platino per l’album “Uomini Sbagliati” del 2008 e un secondo Disco d’Oro nel 2010 per l’album “Il Serpente Tonto“. Come paroliere, oltre che per sé, ha scritto anche per l’amico di lunga data Roberto Vecchioni, per Joaquín Sabina, Paola Turci, Syria, Mango, Francesco Baccini, Mietta, Marco Carta e traducendo in italiano pezzi di Tom Waits, Leonard Cohen e Suzanne Vega.
LA MIA ESPERIENZA A FIANCO DI ENRICO
Era l’estate 2010 e in un messaggio sui social di Enrico mi trovo scritto “chitarrista leggi la mail quela che t’ha cunà“, con il suo solito umorismo sornione. Effettivamente la sua richiesta in posta elettronica di qualche giorno prima mi era sfuggita e si trattava di un invito a prender parte alle registrazioni del suo ultimo album, dal titolo “H” (uscito nel 2011 per l’etichetta Penthar Music), invito che accettai nell’immediato seppur titubante in quanto ancora non sapevo cosa mi sarebbe aspettato, essendo io un chitarrista maggiormente legato alla musica di radice americana. Ma la stima e la simpatia reciproca era tanta, tanto quanto era voglia di collaborare per la prima volta assieme, così mi tranquillizzò dicendomi “femo anca un blues, che problema ghé?!“. Così, nel suo studio, attrezzato per l’occasione all’interno della storica abitazione di Sanguinetto, abbiamo registrato “Nel Blu Dipinto di Blues” – una bizzarra versione dell’immortale brano di Domenico Modugno – un’originale riproposizione di “Una Sigaretta“, omaggio a Fred Buscaglione e “Sei Minuti all’Alba“, omaggio a Enzo Jannacci. Non dimenticherò mai questo suo “venirmi incontro” spianandomi la strada e rendendomi il tutto più facile, solo – credo – per farmi sentire a mio agio. Abbiamo collaborato anche per la ristampa su CD del suo terzo LP di successo del 1983, “Hotel Costarica”. I giornali e le pagine web definiscono Enrico Nascimbeni scrittore, giornalista, cantautore e poeta e tale rimarrà nei miei ricordi.
FOTO DI FABIO NOVA