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Basta violenza sulle donne, proteggere i più deboli

Confronto ieri in Sala Arazzi tra Comune di Verona e Parlamento

Il cosiddetto Codice Rosso – ossia la legge della Repubblica Italiana a tutela delle donne e dei soggetti deboli che subiscono violenze – non è bastato a contenere gli episodi di maltrattamenti e femminicidi nel nostro Paese. Anzi, i numeri dicono che purtroppo questi fenomeni sono aumentati parecchio e occorre quindi fare di più.
Proprio su questo argomento si è tenuto ieri un incontro in Sala Arazzi tra l’assessore alle Pari opportunità Francesca Briani, la senatrice Valeria Valente, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, e l’onorevole Alessia Rotta. Presenti anche la portavoce delle Donne Democratiche di Verona Sabrina Ugolini e Rosa Rizzi, rappresentante dell’associazione “Isolina e…”.
Nell’occasione, avente lo scopo di individuare le azioni più efficaci per contrastare il dilagare della violenza e degli abusi sulle donne, sono state illustrate anche le attività già in essere che il Comune di Verona ha messo in campo.
Capofila tra gli enti veronesi che si prendono cura delle donne (ma anche degli uomini) vittime di violenza, è il Centro antiviolenza P.e.t.r.a. Si tratta di un servizio del Comune di Verona che offre ascolto telefonico (con segreteria h24 e reperibilità telefonica), appuntamenti in forma gratuita e anonima, ospitalità nella Casa Rifugio, accoglienza di primo livello in emergenza presso struttura convenzionata, percorsi di sostegno psicologico e sociale, consulenze legali sia civili che penali, gruppo di auto mutuo aiuto.
Oltre a questo, il centro P.e.t.r.a. si occupa anche di prevenzione attraverso attività di divulgazione e informazione, nonché di formazione rivolta ad operatori potenzialmente coinvolti come sanitari, forze dell’ordine, ecc.., svolgendo anche ricerca e raccolta ed elaborazioni dati per il monitoraggio del fenomeno per conto di organi istituzionali (Istat, Regione).
Oltre a questo, a Verona esiste anche un centro rivolto invece agli uomini che si rendono conto di non riuscire a contenere sentimenti come rabbia e ira: si chiama N.A.V., Non Agire Violenza, ed è stato istituito dal Comune di Verona per offrire supporto psicologico agli uomini consapevoli del proprio problema e intenzionati a chiedere aiuto.
Durante l’incontro in Sala Arazzi è stato anche illustrato il “Protocollo di rete per il contrasto alla violenza contro le donne nella Regione Veneto”, un’azione collettiva alla quale sono chiamati, in questo caso, i 98 comuni del veronese in primis e poi scuole, strutture sanitarie e forze dell’ordine. In previsione, un’incontro tutti assieme con Comune di Verona e Prefettura per coordinare le azioni.

Le partecipanti all'incontro in Comune sulla violenza alle donne
Le partecipanti all’incontro in Comune sulla violenza alle donne

L’assessore Briani ha dichiarato ieri: “Noi dobbiamo fare rete e agire alla base del problema aumentando e potenziando gli interventi educativi che facciamo con la scuola, coinvolgendo tutta la nostra provincia. Purtroppo bisogna prendere atto che finora le violenze si denunciano poco. I servizi a disposizione ci sono e in numero importante, è fondamentale che tutti sappiano della loro esistenza e di quanto possono fare in termini di aiuto e sostegno concreto, basti pensare al ruolo che svolge il centro P.e.t.r.a.”.
“Tutte le agenzie educative sono coinvolte: università, scuole e famiglie – ha puntualizzato la senatrice Valente -. “La prima vera battaglia da vincere è nelle università, uscendo da metodi sperimentali e mettendo a punto misure strutturali, soprattutto riguardo a corsi di studio specifici come giurisprudenza, gli assistenti sociali, gli psicologi, gli insegnanti ed educatori. Molto si può fare attraverso campagne di sensibilizzazione per una svolta culturale che riguardi tutti. A questo però si aggiunge l’importante figura dei genitori nella famiglia. Sono cittadini e quindi vanno informati attraverso campagne dedicate, per le quali serve un investimento serio della politica. Siamo a un punto di necessaria svolta, perché abbiamo investito molto sul fenomeno repressivo e punitivo penalmente, ma i numeri sui reati contro le donne non accennano a diminuire e ci inchiodano ad una drammatica verità. Una pena certa ci vuole, ma una pena più alta non è un deterrente, perché la maggior parte degli uomini poi si suicida, serve quindi una svolta culturale che va perseguita investendo risorse, attenzioni e competenze su questo fronte”.
“Bisogna lavorare tantissimo per la prevenzione. Le potenziali vittime devono essere consapevoli e devono denunciare, e chi le deve aiutare, forze dell’ordine, medici, farmacisti, insegnati e anche preti, devono essere pronti ad aiutarle. Non si tratta mai di raptus improvvisi, quindi è importante che i servizi si colleghino tra loro e che, oltre le leggi, si possa vedere l’impatto che hanno”. Ha concluso l’onorevole Rotta.

S.G.

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